GIORNATA DEL MARE - Lustrica Diving
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GIORNATA DEL MARE

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Ogni anno in Italia l’11 aprile ricorre la Giornata del mare. Il 13 febbraio 2018 è infatti entrato in vigore il nuovo Decreto sul Codice della Nautica che ha portato poi all’istituzione della Giornata Nazionale del Mare (D. Lgs. 3 novembre 2017, n. 229 – Art. 52).

Questa giornata ha lo scopo di sviluppare la cultura del mare inteso come risorsa di grande valore culturale, scientifico, ricreativo ed economico. Con lo scopo di sensibilizzare i giovani, e non solo, vengono organizzate attività e momenti di confronto al fine di sviluppare il concetto di “cittadinanza del mare” e rendere le persone cittadini “attivi” del mare, ovvero tutori della sua conservazione e della sua cultura. Si tende quindi a guardare il nostro mare da un altro punto di vista rispetto al mero divertimento estivo.

Ma come sta il nostro Mar Mediterraneo? E cosa si sta facendo per tutelarlo? Si riesce a  valorizzarlo senza però intaccare l’ambiente? E come sta chi del mare ha fatto il suo lavoro?

In questo articolo proveremo a rispondere a tutte queste domande.

QUALCHE NUMERO SUL MEDITERRANEO

Il Mar Mediterraneo è un bacino chiuso, sul quale si affacciano ben 22 Paesi Europei: 17 sulla costa settentrionale e 5 su quella meridionale. Qui si intrecciano da secoli interessi commerciali, politici, sociali e valori ambientali unici al mondo.

Il nostro “piccolo” mare rappresenta solo lo 0,82% della superficie complessiva dei mari e degli oceani di tutto il pianeta, ospitando però oltre 17.000 specie, circa il 7,5% delle specie mondiali. Viene quindi eletta come una delle aree del Pianeta con la maggiore biodiversità.

Essendo un mare chiuso, numerose sono le specie endemiche (specie tipiche ed esclusive di un determinato territorio) che possiamo ritrovarvi: il 44% delle specie di pesci ed il 25% dei mammiferi sono endemici così come il 35% degli anfibi italiani e il 24% dei rettili della penisola iberica. Per quanto riguarda le specie vegetali, l’ecoregione del Mediterraneo ne vanta più di 24.000, di cui il 40% sono endemiche.

Dati relativi al 2017 forniti dalla commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO (IOC-UNESCO) ci dicono che, a livello economico, il bacino marittimo del Mediterraneo ha prodotto circa 60 miliardi di euro di valore aggiunto lordo, e si posiziona al 3° posto dopo l’Oceano Atlantico (circa 74 miliardi di euro) e il Mare del Nord (63 miliardi di euro), con il 29% del totale a livello europeo. I dati sconcertanti però sono quelli riferiti all’occupazione nell’economia marittima: il Mediterraneo si piazza al primo posto con il 40% dell’occupazione rispetto al 29% dell’Oceano Atlantico e solo il 20% nel Mare del Nord.

LA PESCA IN ITALIA

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Ciò che salta agli occhi è il contrasto tra i dati precedenti e quelli riportati dalla Coldiretti nei quali è evidente un calo delle imbarcazioni: negli ultimi 40 anni se ne sono perse oltre il 40% di quelle destinate alla pesca. Questo ha avuto un forte impatto sull’economia del settore e la situazione si è aggravata con l’emergenza Covid, durante la quale le giornate di effettiva operatività sono state limitate dalle restrizioni per il contenimento della pandemia.

Il calo delle imbarcazioni ha avuto come causa determinante la decisione di importare i prodotti stranieri in grandi quantità; non va inoltre sottovalutata la burocrazia sempre più opprimente e anche il cambiamento climatico ha fatto la sua parte.

C’è anche da dire che gli italiani non sono ai primi posti tra i consumatori di pesce rispetto a paesi con un’estensione della costa simile a quella dell’Italia; in Portogallo ad esempio viene consumato il doppio del quantitativo di pesce rispetto all’Italia.

COME STA IL MAR MEDITERRANEO?

In questo 0,82% delle acque mondiali non abbiamo solo una gran quantità di specie ma, purtroppo, si stima che ci sia anche il 7% della microplastica marina. Questa sproporzione ci dice che il Mediterraneo è fortemente inquinato dalla plastica, della quale per altro l’Europa è la seconda produttrice al mondo; evidentemente, non viene smaltita correttamente.

L’inquinamento da plastica affligge i mari di tutto il Pianeta ma nel Mediterraneo abbiamo un problema diverso: essendo un mare quasi completamente chiuso, l’80% dei rifiuti di plastica tornano sulle coste spinte dalle correnti marine. E stiamo parlando dell’80% di circa 570.000 tonnellate di plastica all’anno: è come se ogni 20 minuti un camion scaricasse a mare il suo carico di plastica. Risultato? 5 kg di plastica al giorno per ogni metro di costa.
La cosa agghiacciante è che questi dati, secondo le stime, quadruplicheranno se non si inverte la rotta.

La plastica a mare non è solo un problema estetico: essa è ormai entrata nella catena alimentare venendo ingerita dalla specie ittiche che ritroviamo poi sulle nostre tavole.

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Ma non solo: la plastica provoca ingenti danni anche alla pesca, al turismo, all’ industria marittima e all’ambiente.

LA PESCA INTENSIVA

Ad oggi quasi la metà della popolazione mondiale dipende dal mare per il proprio sostentamento. L’impatto delle attività umane sugli oceani sta diventando insostenibile: il prelievo incontrollato non permette ai pesci di riprodursi e le riserve ittiche dei nostri mari si stanno esaurendo rischiando di distruggere interi ecosistemi.

I dati peggiori risalgono agli anni ‘70 e ’80, dato significativo poiché a metà degli anni ’80 sono state istituite le prime aree marine protette che, grazie ad una migliore politica di gestione della pesca, hanno contribuito ad un leggero miglioramento anche se siamo purtroppo ancora ben lontani da un livello di sostenibilità accettabile.

Nel Mediterraneo, ad esempio, c’è un netto squilibrio tra lo stato di salute di diverse specie di pesci: il tonno è indubbiamente la specie più pescata e non solo in Italia e in Europa ma anche dai paesi orientali che ne fanno un ingente consumo. Ma un altro problema importante è anche lo scarto del pescato che arriva a percentuali importanti in tutto il mondo. Ciò che determina lo scarto è principalmente la qualità e la pezzatura  del pescato non in linea con le esigenze del mercato, e la pesca a strascico.

Ciò che si può fare per arginare i problemi della pesca intensiva è promuovere una pesca sostenibile e combattere l’illegalità; il controllo sulle flotte che solcano i nostri mari è fondamentale: molte delle piccole imbarcazioni che provengono da paesi fuori della comunità europea sono difficili da controllare, avendo anche una legislazione diversa dalla nostra. Ma oltre alle navi dei paesi mediterranei ci sono flotte che provengono da altri paesi, come il Giappone, che prelevano pesce dalle nostre acque.

Ovviamente il problema non è il piccolo pescatore locale che tendenzialmente rispetta l’equilibrio del mare e spreca sicuramente meno pescato contribuendo anzi ad un maggior valore ambientale e culturale, ma piuttosto la pesca illegale e il bracconaggio.

Ciò che la FAO sostiene però è che la mancanza di dati reali su tutte queste realtà non ci permette di attuare la giusta gestione economica: abbiamo bisogno quindi di strategie di controllo, a medio e lungo periodo, che ci permettano di studiare a fondo questa filiera puntando anche su una maggiore consapevolezza dei consumatori che sono quelli che poi scelgono dove e da chi comprare il prodotto.

COSA FARE PER TUTELARE IL MEDITERRANEO

Ad oggi molteplici sono le iniziative per tutelare il Mediterraneo: da quelle proposte dal WWF e da altre associazioni, a quelle messe in atto dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio del mare.

Di indubbia importanza sono le aree marine protette, ben 32 in Italia più due parchi sommersi, che vanno a tutelare più di 228.000 ettari di mare.

L’Italia è tra i pochi paesi del Mediterraneo che ha raggiunto il Targhet Aichi 11, che consiste nel proteggere almeno il 10% delle proprie acque grazie all’istituzione delle aree marine protette.

Ma secondo dati del Ioc-Unesco però, solo l’1,67% di queste aree mette in pratica rigorosamente i piani di gestione stabiliti; ciò sta a significare che mancano le attività di gestione e monitoraggio di queste aree, e ancora di più manca la definizione di obiettivi S.M.A.R.T. (Specifici, Misurabili, Realizzabili, Rilevanti, Temporizzabili) atti a stabilire le necessarie misure di conservazione ambientale.

Fondamentale è l’informazione e la sensibilizzazione su temi di tutela e conservazione ambientale già delle scuole elementari: i bambini sono molto sensibili a tutti gli argomenti riguardanti la natura ed è nostro dovere piantare dei semi nei loro cuori così che crescano con una consapevolezza maggiore del mondo che li circonda e di quello che è necessario fare per preservarlo.

Tutti noi possiamo fare delle piccole grandi azioni quotidiane per sostenere la salute del nostro amato mare tra cui:

  • Limitare l’uso e il consumo di plastica
  • Servirsi di contenitori riutilizzabili o riciclabili (borracce e shopper di tessuto per la spesa)
  • Smaltire i rifiuti nella maniera corretta facendo la raccolta differenziata
  • Portare con sé un contenitore dove poter raccogliere l’immondizia che si trova lungo le spiagge
  • Aderire ad una delle tante iniziative presenti un po’ in tutta Italia per ripulire tratti di costa

E tu, cosa stai facendo per il nostro mare?

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