MUTI COME PESCI? - Lustrica Diving
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MUTI COME PESCI?

Sebbene questo modo di dire sia molto comune, non potrebbe esserci nulla di più falso. I pesci non sono muti, anzi a dirla tutta, sono dei gran chiacchieroni.

In occasione della giornata mondiale della voce, che cade ogni anno il 16 Aprile, vi parleremo dei vari modi in cui comunicano gli animali marini.

In questa giornata si ricorda il ruolo importante che la voce gioca nelle relazioni sociali tra individui: la voce ci dice chi siamo e al tempo stesso da dove veniamo.

E così, come per noi umani la comunicazione verbale è fondamentale per instaurare legami sociali, anche per gli animali, ed in particolare gli animali marini, i suoni e la voce costituiscono uno dei principali mezzi di relazione.

Nonostante i pesci comunichino in svariati modi, il suono è verosimilmente il più efficace negli ambienti acquatici. La luce è assorbita dall’acqua molto velocemente, in particolare in quegli ambienti profondi e torbidi, limitando la comunicazione visiva. Anche per la comunicazione tramite sostanze chimiche, come ormoni o odori, vale la stessa regola: in acqua le sostanze si disperdono lentamente.

Il suono, al contrario, si sposta in acqua 5 volte più velocemente che sulla superficie terrestre e raggiunge distanze molto più lontane rispetto al suono che si propaga in aria.

L’efficacia della trasmissione è accentuata nel caso in cui vengano usati suoni a bassa frequenza, molto comuni nel repertorio vocale degli animali marini.
La prevalenza dei suoni udibili è costituita da quelli prodotti in modo volontario da pesci, mammiferi marini ed invertebrati. 

I pesci non sono muti, comunicano eccome, non solo con la voce, ma anche in molti altri modi che vi racconteremo. 

Strategie di comunicazione degli animali marini

Gli animali marini comunicano utilizzando un grande assortimento di suoni. Molto spesso servirsi dell’uno o dell’altro dipende dalla funzione a cui sono destinati: fischi, crepitii, grugniti, ronzii vengono usati per attrarre l’attenzione del partner, per allontanare e minacciare nemici o eventuali predatori o per indicare addirittura cambi di direzione tra membri dello stesso banco. 

Talvolta però non si tratta propriamente di voce ma di suoni prodotti da varie parti del corpo: i pesci balestra sfregano pinne contro il corpo usando la vescica natatoria come cassa di risonanza. Cernie e corvine invece comprimono la vescica natatoria contraendo i muscoli; le cernie inoltre sbattono la coda con uno schiocco quando devono cambiare direzione. Altri pesci strofinano strutture ossee tra di loro o battono i denti. 

Non solo i pesci producono suoni: molto particolare e’ il suono prodotto dallo schioccare della chela del gambero pistolero. Questo piccolo gambero, per catturare le sue prede, sfrutta una bolla di aria che si crea allo schioccare della chela dalle dimensioni sproporzionate rispetto alle dimensioni del corpo: lo schiocco produce una bolla d’aria che è talmente rumorosa da stordire.

Vescica natatoria e le note dell’amore

Molte specie di pesci sono provvisti di vescica natatoria: una camera piena di gas che in genere viene utilizzata come galleggiante.

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Immagine presa da www.riassuntini.com

In alcuni casi, però, viene utilizzata per la produzione di suoni. Il pesce cadetto ed il rospo marino, appartenenti all’ordine dei batracoidi, sfruttano la contrazione di muscoli attaccati alla vescica natatoria per emettere suoni ad elevata frequenza udibili a notevole distanza. I muscoli in questione, anche detti “del suono”, sono tra i più veloci che si conoscano. Si contraggono e rilassano con una frequenza di 200 contrazioni al minuto: immaginate che la frequenza di contrazione dei muscoli di un centometrista è di 5 al minuto.

Questi suoni, simili alla sirena di un battello con una frequenza di 10/12 richiami al minuto, vengono emessi dai maschi durante il periodo riproduttivo per attirare le femmine nel nido. 
Le femmine in questo periodo sviluppano una particolare sensibilità a questi suoni e rispondono avvicinandosi al nido preparato dal maschio dove depongono le uova.

Anche le corvine, nel Mediterraneo, sono famose per questi tipici suoni di tamburo emessi durante il periodo riproduttivo. 
Durante le immersioni, soprattutto da giugno ad agosto, si possono sentire le corvine in amore: talune sono nascoste negli anfratti, intente a corteggiare le femmine, altre invece si possono ammirare mentre nuotano elegantemente vicino al fondale. 

Il canto delle balene e Biosonar dei delfini

I veri protagonisti del mondo acustico marino sono le balene ed i delfini. Non solo hanno un repertorio molto vario e complesso, ma riescono a comunicare anche a miglia di distanza.

Le balene, in particolare le megattere, sono rinomate per la loro canzone: i maschi, nel periodo riproduttivo, emettono dei suoni che spaziano nel pentagramma dalle note piu’ basse fino a note ad elevate frequenze, componendo vere e proprie canzoni. Non sappiamo ancora se le balene usano la loro canzone, che è la stessa per tutte quelle appartenenti alla stessa popolazione, per attirare le femmine o se viene utilizzata come mezzo di comunicazione tra maschi. Sicuramente in quelle note sono contenute informazioni, tramandate di generazione in generazione, che consentono a questi animali di trovare la propria partner durante il periodo dell’accoppiamento. 

Le balenottere azzurre, gli animali più grandi del pianeta, sono in grado di comunicare tra di loro tramite suoni a bassissime frequenze, inudibili all’orecchio umano, a enormi distanze, perfino da un oceano all’altro. 

I delfini ed altri odontoceti (mammiferi marini dotati di denti come i capodogli e le orche) comunicano tra di loro emettendo fischi: sono talmente varie le composizioni di fischi che talvolta compongono vere e proprie melodie. Inoltre gli animali appartenenti alla stessa famiglia producono dei suoni indicativi della propria appartenenza alla famiglia, ma anche suoni che identificano lo specifico animale, come un vero e proprio nome

Le vocalizzazioni in mare vengono usate anche per cacciare: alcuni animali sfruttano un sistema di emissione di biosonar chiamato ecolocalizzazione. Tra i mammiferi terrestri ricordiamo i pipistrelli, che emettono suoni che si propagano a distanza nell’ambiente e quando viene colpito un target dall’onda sonora, l’eco torna indietro e viene percepito dall’animale. L’eco contiene svariate informazioni tra cui la dimensione, la direzione e la distanza dell’oggetto colpito. 

Questa strategia viene sfruttata anche in mare dai delfini ed odontoceti, eccellenti predatori. Emettono dei click ripetuti ad alta frequenza nella direzione in cui punta la loro testa. Più vicino è l’oggetto di interesse, più forti saranno i suoni emessi. 

Inquinamento acustico marino

Sempre più spesso si parla di inquinamento marino e dei problemi che questo pone sulle specie che abitano il nostro mare ed i nostri oceani. Nella maggior parte dei casi viene posta particolare attenzione alla contaminazione dovuta all’immissione di sostanze tossiche come liquami, scarichi fognari e riversamenti di petrolio, e alla presenza di rifiuti plastici. 

Meno noto però e’ l’inquinamento acustico che ha un notevole impatto su tutte quelle creature marine che, come descritto sopra, fanno affidamento sui suoni per comunicare tra di loro, per procacciarsi il cibo e per il loro successo riproduttivo. 

Nel corso dell’ultimo secolo attività umane come la navigazione commerciale e ricreativa e lo sfruttamento delle risorse minerarie sono aumentate considerevolmente, sia lungo le coste che in mare aperto. I suoni emessi da queste attività influenzano notevolmente il paesaggio sonoro marino, rendendo sempre più complesse le interazioni e le comunicazioni tra gli abitanti del mare. Non solo per questi animali è sempre più difficile comunicare tra di loro, ma il rumore antropico di sottofondo rende più complesso percepire l’ambiente circostante e tutti i segnali utili alle specie per evitare predatori, per trovare cibo e per navigare verso specifici habitat. 

Immagine presa da https://euagenda.eu

Abbiamo visto quindi che l’ambiente sottomarino non è affatto silenzioso come si pensa, tutt’altro. Basta mettere la testa sott’acqua e tendere le orecchie per rendersi conto che vi sono moltissimi rumori oltre quello delle bolle che emettiamo noi subacquei: lo sciabordio delle onde, i suoni prodotti dagli animali marini in movimento o mentre mangiano.

La prossima volta che ti immergerai sposta il cappuccio dall’orecchio e regalati un minuto restando in ascolto e prestando attenzione ai suoni percepibili sott’acqua: rimarrai incantato da quello che si può udire solo rimanendo in ascolto.

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